City Spies by James Ponti

City Spies by James Ponti

autore:James Ponti [Ponti, James]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 2022-01-20T23:00:00+00:00


17.

Goldfinger Avenue

La rapina in banca che stavano mettendo a segno trenta chilometri a ovest di Londra non aveva niente in comune con i cyberattacchi compiuti da Brooklyn e Charlotte. Quello era un furto all’antica, con tanto di cattivi che impugnavano le pistole e nascondevano il volto dietro i passamontagna.

Brooklyn e il resto della squadra assistevano di persona solo perché si erano trovati nel posto sbagliato al momento giusto. Mentre andavano all’addestramento la strada era stata bloccata, quindi non avevano altra scelta che rimanere a distanza di sicurezza e guardare il dramma che si consumava oltre le transenne.

«Non posso credere a quello che stiamo guardando» disse Brooklyn a Monty. «Ma com’è possibile?»

Davanti all’entrata della banca c’erano quattro auto della polizia disposte a ventaglio. I poliziotti si erano messi al riparo dietro i veicoli, e tutto taceva finché uno dei rapinatori si sporse dall’ingresso facendosi scudo con un ostaggio.

Gridò qualcosa ai poliziotti, ma Brooklyn non riuscì a capire cosa. Si accorse che sul tetto del palazzo dall’altra parte della strada un cecchino strisciava per raggiungere la postazione e lo indicò a Sydney e Kat, che annuirono in silenzio, come se parlando ad alta voce avrebbero potuto mettere in allarme i criminali.

«Arrendetevi, prima che qualcuno si faccia male!» gridò un poliziotto dentro un megafono.

I rapinatori risposero con una scarica di colpi, e in un attimo gli spari arrivarono da entrambe le parti. Nonostante fosse lontana, Brooklyn fece istintivamente un passo indietro per evitare di essere colpita da un proiettile vagante.

All’improvviso il fuoco cessò e dalla strada arrivò a gran velocità una Jaguar cabrio color argento. L’uomo alla guida frenò bruscamente e la parte posteriore dell’auto sportiva sbandò per poi fermarsi contro il marciapiede con un forte stridore di gomme.

L’uomo alla guida, che indossava un completo nero elegante, scese dall’auto. Estrasse con destrezza la pistola dalla fondina da spalla, la puntò verso l’ingresso della banca e… si bloccò. Rimase immobile per quella che sembrò un’eternità, poi rinfoderò la pistola, si voltò dalla parte opposta e disse: «Com’era la battuta?»

«Stop!» gridò il regista mentre tutta la troupe sbuffava esasperata. Era la terza volta che provavano a girare la stessa scena, e non sembrava ci fossero i presupposti per sperare che la quarta sarebbe stata quella buona.

«‘Sono qui per la mia regina e per il mio Paese, e devo fare un prelievo!’» disse il regista, usando il megafono.

«Ah, giusto, giusto!» disse l’attore. «Stavolta giuro che la imbrocco».

«Quando torniamo, riprendiamo dal controcampo» disse il regista, furibondo. «Pausa pranzo!»

Suonò una campanella e dal nulla si materializzò la troupe. Brooklyn rimase colpita nel vedere quanta gente collaborava alle riprese di un film. Fu straniante, e buffo, vedere gli uomini, che fino a un attimo prima recitavano la parte dei rapinatori, togliersi i passamontagna e mettersi a chiacchierare con i poliziotti che avevano puntato loro contro le pistole.

La donna che stava facendo fare alla squadra il giro dello studio cinematografico si voltò verso Madre e scosse la testa. «Ma ti pare che quello non si ricorda una frase così scema?» disse con aria incredula.



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